La Pieve di Fabbrica

 (cliccare sulle foto per ingrandirle)

Fabbrica 1

 

 

La Facciata:

Pieve

      È, a detta degli studiosi, una delle chiese più antiche e meglio conservate della Provincia di Pisa. La sua struttura originaria è databile intorno al X sec., ma nel corso degli anni è stata più volte rimaneggiata. L’atmosfera del suo insieme, è d’indubbia suggestione e di rara bellezza, in grado di riproiettare l’animo verso i secoli medioevali, in un’armonia di forme e di stili che travalicano il tempo e lo spirito degli uomini.

      Austera ed imponente, non presenta alcunché di rilevante sotto il profilo artistico, eccezion fatta per delle formelle basali, alcune delle quali rozzamente scolpite.

Immagine4                    Immagine3

Originariamente queste formelle ornavano all’esterno l’abside centraledella chiesa.

Sempre all’esterno, murata sul fianco sinistro della chiesa, in posizione leggermente  rialzata, è ben visibile una pietra tombale riportante scolpito il nominativo del defunto e la data del triste evento (1689).

 

L’Interno :

interno Pieve

L’interno, caratteristico, è a tre navate:

Le navi sono divise da arcate alquanto irregolari che poggiano su colonne monolitiche alternate a pilastri, munite di abachi semplici, schiacciati e privi di decorazione, facenti funzione di capitelli. Caratteristica architettonica questa delle chiese dei sec IX  e X : una conferma dell’antichità della Pieve.

La parte absidale, modificata ed ingrandita, ha perduto molto del suo carattere, soprattutto all’esterno, ove neanche le due absidiole laterali (uniche rimaste dopo la demolizione di quella centrale) risultano visibili.

Al posto dell’abside centrale è stato creata una vasta zona ad uso di coro ed oggi quasi interamente occupata dall’organo (opera della ditta Frescobalda di Parma) che qui fu posto ed inaugurato il 31 agosto 1975.

E’ probabile che le absidi laterali fossero ornate da eleganti archetti pensili.

Un breve tratto di antica decorazione si può ancora notare osservando la parte finale dell’ultimo arco presso l’altare di S. Antonio.

  • Un primo restauro della chiesa fu eseguito nel 1405 dalla ricca e potente famiglia dei Gaetani.

  • Un altro fu operato nel 1700

  • Un terzo nel 1832.

Quest’ultimo deturpò l’edificio in modo assai grave. Il tetto, a travature scoperte, previo rialzamento della navata centrale, fu sostituito con una copertura a volta. Le colonne, com’era costume dei tempi, furono incorporate entro pilastri quadrati. Tutte le murature intonacate. Furono chiuse le eleganti ed antiche feritoie sui fianchi che davano luce alla chiesa. Finalmente, nel 1959, con un giudizioso ripristino, fu riportata in vista la veste architettonica più antica e furono valorizzati alcuni resti. Sono ben visibili infatti (murate all’esterno nella parte bassa della facciata)  gli archetti falcati della demolita abside ed è stata ritrovata all’interno una porta laterale, il cui architrave reca inciso in un bassorilievo di primitiva fattura, una vivacissima scena di caccia.Un archetto in pietra con ricca decorazione, (oggi visibile perchè murato su una parete esterna nella parte posteriore della chiesa) ornava probabilmente una monofora al centro della facciata. Un ulteriore e definitiva opera di modifica e restauro ebbe luogo nel 1975, in occasione delle celebrazioni millenarie della Pieve (15 agosto  1974 – 21 settembre 1975).

 

 

La Pala dell’altare:

In ceramica invetriata di pura scuola robbiana, fu commissionata nel 1505 da     Bartolommeo Gaetani a Benedetto Buglioni , famosissimo scultore fiorentino (1461-1521) allievo di Giovanni Della Robbia. Di struttura lineare ed armonica, riunisce in sé figure di Santi, Profeti, teste di Cherubini, sormontati da due Angeli oranti; al centro il bellissimo crocefisso attribuito al Giambologna   (Douai, 1529Firenze, 1608),

 Altare Pieve

nella parte inferiore, in posizione centrale, è raffigurata la Natività di Cristo.

 

 

 Navata destra:

Nella nave di destra, sopra l’altare, una bellissima statua al naturale di  S. Antonio Abate:

S. Antonio

opera da taluni attribuita a Luca Della Robbia (Firenze 1400-1482). I candelieri ai lati della statua portano inciso lo stemma e il nome di uno dei componenti della nobile famiglia pisana dei Gaetani  (Carlo Gaetani 1600).

     Sulla parete di destra, in prossimità dell’altare di S. Antonio, subito dopo la porticina che conduce al campanile, si trova murata una delle due iscrizioni che nel 1685 era apposta  sul lato destro della porta del Castello di Fabbrica. In questa pietra possiamo leggere:

Arcem hanc antiquitus cum Sacello, campana sonanti cumque omni genere validae defensionis, iuxsta tempor illor usum et exigentiam, preclara Gaetanorum gens aedificavit; anno vero 1405 eadem Arx omni ex parte remansit sub dominio Petri ex Benedixio de Gaetanis qui Pisas linquens sese successoresque suos ad Florentinam urbem traduxit deinde anno 1450 de Florentinae Reipubblicae mandato, turricolate quatuor eiusdem aedifici propugnacela, dirutae fuerunt et successive anno 1570 portius quaedam in Iacobum Joannis de Ricciardis, nec non anno 1651 pars quarta nobilis pervenustae molis huius in Iacobum et Sinibaldum Cammelli de Gaddis pertransierunt.”

 Pietra castello

Traduzione:

La famosissima stirpe dei Gaetani costruì questa antica rocca con una Cappella con sonante campana e con ogni genere di valida difesa secondo l’uso e le esigenze di quel tempo; a partire poi dall’anno 1405 questa stessa Rocca in ogni sua parte, rimase sotto il dominio di Pietro di Benedetto de Gaetani che lasciando Pisa, consegnò se stesso e i propri successori alla città di Firenze in seguito, a partire dall’anno 1450, su mandato della Repubblica Fiorentina, furono distrutte le quattro torri di combattimento dell’edificio in questione e successivamente, nell’anno 1570 una certa parte passò a Giacomo di Giovanni dei Ricciardi, quindi nell’anno 1651 la quarta parte di questa nobile e ormai vetusta mole passò a Giacomo e Sinibaldo di Cammillo de’ Gaddi. )

 

L’altra pietra purtroppo, della quale però si conosce il contenuto, è andata irrimediabilmente distrutta.

 

 

 

 

A circa metà navata destra, possiamo ammirare uno splendido dipinto attribuito a FILIPPINO LIPPI (Prato 1457 – Firenze 1504),

Madonna con Bambino 

quadro lippi

Il dipinto raffigura la Vergine con il divin Fanciullo sulle ginocchia ed il piccolo Battista che lo accarezza. A sinistra Santa Margherita di Antiochia e San Pietro (da Verona) Martire; a destra Sant’Agostino (per altri San Giusto, patrono di Volterra) e Santa Maria Maddalena (con il tradizionale vasetto di alabastro con cui avrebbe unto i piedi di Gesù prima della sua passione). Lo sfondo ricorda, secondo alcuni il paesaggio delle balze volterrane.

 Navata sinistra:

Nella navata sinistra sopra l’altare , troneggia la tavola in bassorilievo della Vergine in trono (opera dello scultore  volterrano M. Bertini). Anche su questo altare è ben visibile sui candelieri sia  lo stemma  che il nome di Carlo Gaetani.

Navata Sx

 

 

Sulla parete e poco dopo dell’altare della Madonna, possiamo ammirare l’antico architrave con scolpita una scena di caccia con evidenti decorazioni longobarde.

Architrave

Le caratteristiche arcaiche e primitive della figurazione e del fregio a nodi romanici lo fanno addirittura pensare preesistente alla stessa Pieve.

 

 

Fa seguito una bella tela raffigurante la cena del Signore con i dodici Apostoli opera del pittore lucchese Paolo Guidotti Borghese (1560 – 1629).

L'Ultima Cena

 

 

Proseguendo nella navata sinistra possiamo ammirare, protetto da una cancellata in ferro battuto, il fonte battesimale di Benedetto Buglioni, sempre di pura scuola robbiana.

Complesso Fonte batt

 

 

 

Quasi alla fine della navata sinistra, si trova l’accesso alla Cappella della Compagnia che conserva un altare di stile barocco, notevole opera di maestro intagliatore toscano.

 Cappella Compagnia

Anch’essa è stata rimodernata e messa a volta nel 1862 con l’opera e con l’obolo del popolo di Fabbrica. Nel 1988 durante un’operazione di pulitura e consolidamento della cappella, sono stati ritrovate sotto il tetto, alcune incisioni ottocentesche inneggianti alla libertà d’Italia. Gli ornati della volta, furono eseguiti dal pittore Francesco Macciò, coadiuvato dall’egregio sig. Crescenzio Isolani che ne diresse i lavori di restauro.

 

 

Il coro :

La volta del coro, affrescata con figure degli evangelisti risale al 1905 ed è opera del pittore veneziano Vittorio Pittaco.

 Qui è rappresentata l’Assunzione in cielo della Vergine

Affresco volta Pieve

Nelle vele,  sono dipinti i 4 Evangelisti:

S. Giovanni:   (il suo Vangelo è rappresentato da un’aquila, perché lo sguardo acuto di questo animale è paragonato alla capacità di Giovanni di vedere e leggere dentro l’animo di Gesù).

Evangelista 1

S. Matteo:  (il suo Vangelo è rappresentato da un angelo, perché vuole portare l’annuncio di Gesù Salvatore a tutti gli uomini).

Evangelista 4

S. Marco :     (il suo Vangelo è rappresentato da un leone, simbolo di forza e coraggio).

Evangelista 3

S. Luca (il suo Vangelo è rappresentato da un toro, che indica il sacrificio di Cristo, il suo amore per gli uomini).

Evangelista 2

 

 

Il campanile della Pieve:

è in pratica un prolungamento dell’originaria torre campanaria che poggiava sopra una volta ed aveva una sola campana. Infatti sotto la direzione del maestro muratore Crescenzio Isolani,  fu questa  nall’anno 1875  in parte demolita perchè troppo piccola, bassa  e alquanto rovinata.  Nel breve spazio di 10 mesi non solo fu terminata la costruzione del nuovo campanile, ma  furono poste in opera anche le 3 campane tuttora esistenti.  Queste furono opera della famiglia Rafanelli di Pistoia, che le temprò sì bene che suonate a doppio formano un armonioso e sempre nuovo concerto.

Oltre alle 3 campane che formano il doppio, ve n’è una più piccola donata alla Pieve da Giuseppa  e Luisa Topi e da Domenico Molesti, marito di Luisa. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *