L’omelia del Vescovo Alberto in occasione dell’ingresso a Fabbrica di Peccioli del nuovo parroco Tommi Fedeli

1. L’inizio di questo nuovo anno porta con sé un avvenimento importante per la parrocchia di Fabbrica. Mons. Maris, preoccupato che non venga a mancare un adeguato servizio ministeriale ai fedeli, riconoscendo il proprio indebolimento con dignità veramente sacerdotale chiede di essere sollevato da una responsabilità che va oltre le proprie forze. Noi lo ringraziamo di cuore, ammirati per la disponibilità con la quale per oltre 14 anni ha guidato la parrocchia e l’ha servita fino all’ultimo con una tenacia unica. Ci auguriamo di poter essere aiutati ancora a lungo dalla sua presenza, sempre valida anche se si affivolisce il vigore fisico, e soprattutto resta il bene seminato in questi anni. Di questo dobbiamo prendere atto, ringraziare mons. Maris, e insieme a lui ringraziare il Signore.

2. Ora si apre un nuovo capitolo: accogliamo con festa don Tommi, che generosamente assume questo nuovo ministero a Fabbrica senza tralasciare i precedenti. Le necessità del momento e l’evolversi della storia ci spingono a cercare nuove soluzioni, nuovi modi di vivere la vita cristiana con una diversa presenza presbiterale. Prendiamo atto della situazione e cerchiamo di vedere e di capire dove il Signore ci conduce. Finisce l’epoca in cui ogni parrocchia ruotava attorno al proprio parroco; ora sono i parroci che ruotano attorno alle parrocchie, ma il servizio itinerante che il prete rende a più parrocchie da una necessità obbligante diventa una riscoperta del ministero apostolico: anche gli apostoli passavano da una comunità all’altra per rinfrancare i fratelli nella fede (At 15,36; 20,1s). Questo comporta per i preti una maggiore collaborazione, per i laici la presa di coscienza di nuove responsabilità. La nuova situazione sarà migliore o sarà peggiore? Chi lo sa! Solo il tempo potrà dirlo. Per il momento prendiamo atto della base di partenza offerta dalla collaborazione che si è instaurata tra i preti e dal sostegno prezioso delle nostre suore di Santa Marta e di tante persone di buona volontà.

3. Certamente ogni parrocchia ha una sua identità caratterizzata dalle proprie feste, dalle proprie tradizioni, dagli esempi di fede vissuta raccontati da una generazione all’altra. Questo patrimonio deve essere conservato, difeso e incrementato dalla comune sensibilità, perché se grava sulle spalle di un parroco che deve tener conto anche degli usi e costumi di altre parrocchie, ci può essere il rischio di una uniformità deludente. Ci saranno sempre più iniziative comuni, a livello vicariale, senza però tralasciare quelle particolari che formano la fisionomia di ogni singola parrocchia, anzi guardando alla propria fisionomia ci potrebbe essere anche una riscoperta di quello che è essenziale per la vita di un cristiano: non l’attaccamento a una tradizione, ma la risposta a una chiamata e l’incontro con la persona del Signore Gesù.

4. La liturgia di questa domenica ci aiuta a capire l’importanza di questa chiamata e del successivo incontro con due episodi: la chiamata di Samuele e la ricerca dei primi due discepoli, Andrea e Giovanni. Il piccolo Samuele era a servizio del tempio, ma non conosceva ancora la voce del Signore, “perché la parola del Signore era rara in quei giorni” (1Sm 3,1). Invece la Parola del Signore si fa sentire con forza, chiama per nome Samuele e lo costituisce profeta. Aiutato dalla sapienza del vecchio sacerdote Eli, il giovane prende coscienza del progetto che Dio ha su di lui e si pone al servizio senza opporre alcuna resistenza. Nel brano di vangelo due apostoli sono indirizzati a Gesù da Giovanni Battista. Un po’ per ubbidienza, un po’ per curiosità, gli chiedono: “Maestro, dove dimori?” Gesù senza tanti preamboli dice: “Venite e vedrete”. Vanno e trascorrono con lui un pomeriggio memorabile, tanto che a distanza di decine di anni l’evangelista ci tiene a precisare: Erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1,39).

5. Giovanni Battista non è geloso dei suoi discepoli, ma li indirizza verso chi è ‘più grande di lui’, e i due discepoli coronano il desiderio di incontrare il Messia. Ma l’incontro è stato possibile perché il Figlio di Dio è diventato visibile nella persona di Gesù. A prima vista può sembrare che sono loro che cercano, ma in realtà sono cercati da una persona che li aspettava al momento opportuno e che con quell’incontro ha cambiato la loro vita. Il Vangelo è pieno di incontri di questo tipo: Matteo che si alza dal banco delle imposte, la Samaritana che è attesa al pozzo, Zaccheo che scende dall’albero, Bartimeo che è illuminato, Bartolomeo osservato sotto il fico, Maria Maddalena che si sente chiamare per nome il buon ladrone che è accompagnato in paradiso da Gesù in persona. Da duemila anni Gesù non cessa di offrire a tutti la sua amicizia.

6. La missione del prete è come quella di Giovanni Battista: deve agevolare l’incontro dei fedeli con la persona di Gesù. È troppo riduttivo vedere il prete come l’impiegato di una agenzia che fornisce servizi o anche come dispensatore di cose sacre, perché essere cristiani significa aver incontrato il Messia e regolare la propria vita di conseguenza. Troppe volte ci siamo costruiti una religione a nostra misura, con la soddisfazione del ‘buon cattolico’ che ‘compie i suoi doveri’, legge ‘un buon giornale’, ‘vota bene’, ‘fa qualche devozione’, ecc., ma che per il resto fa ciò che gli aggrada. Dobbiamo percorrere il nostro cammino nella prospettiva di un incontro personale con Gesù.

7. Certamente c’è una gradualità di avvicinamento al mistero di Dio e della Chiesa. C’è un aspetto visivo della Chiesa, che sono le strutture esterne: chiese, campanili, case di accoglienza; non sono cose essenziali, ma utili per lo svolgimento del ministero. Avvicinandoci di più alla vita della Chiesa, troviamo l’attività assistenziale e caritativa che la Chiesa compie per compassione verso le necessità dei fratelli e per fedeltà al messaggio di Cristo, il quale “nella sua vita terrena passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male; ancora oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito” (Prefazio comune 8). Per mezzo della Chiesa Gesù continua questa attività, ma se ci fermiamo qui, non abbiamo ancora colto l’essenza della missione di Gesù e della Chiesa. Gesù è presente nella attività caritativa, ma va ben oltre: è presente con la sua Parola, con la rivelazione contenuta nella Sacra Scrittura, e con questa Parola ci interpella, ci spinge, ci dice cosa dobbiamo fare, ci porta all’incontro con lui nella celebrazione dell’Eucaristia.

8. La parrocchia di Fabbrica, così ben inserita nella tradizione cristiana, saprà essere ancora all’altezza della situazione. La testimonianza di preti e religiose viventi originari della parrocchia e la memoria dei tanti che ci hanno preceduto nel segno della fede sono una garanzia di impegno e di serietà. Sono sicuro che questa tradizione continuerà in un seguito che sarà glorioso quanto lo è stato il passato, per la fattiva collaborazione di tante persone, per l’intercessione della Vergine SS.ma nostra patrona, e sull’esempio di coloro che ci hanno preceduto: anch’essi intercedono per noi presso il Signore Gesù, che è il centro della nostra vita, e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

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